lunedì 23 giugno 2008

Quattro destini

Anche quella sera, la pioggia sendeva incessante, e come un velo sottile, sfocava i contorni delle svettanti torri di Sharn.
Come ordinato dal mezzelfo Lulshen, i quattro si stavano recando al distretto delle Torri di Mithral, per fare due chiacchiere col nobile Rowest Sensos, un parente dell'influente politico Sorik Sensos, per scoprire perché da qualche tempo, non si facesse più vedere alla "Fossa".

Lulshen era solito ribadirlo ad ogni occasione: i debiti di gioco, vanno onorati. Sempre.
Pilgrim, Jagoren, Kherydan e Skado sono quelle conseguenze, che si manifestano, quando non si rispetta questa semplice regola.

«Cerchiamo di fare in fretta, perché non sopporto questa pioggia.», lamentò Pilgrim.
«Dobbiamo arrivare al ponte di Guglia Kelsa, e poi proseguire diritti», precisò Skado.

Pilgrim, forgiato emerso dalle Forge di Creazione dei Cannith di Sharn, durante il conflitto fu spedito a proteggere i confini Brelandiani contro gli eserciti del Karrnath e del Cyre. Al termine della guerra, trovandosi all'improvviso libero e senza ordini da eseguire, rientrò a Sharn. Dimostrò di essere più sofisticato, rispetto ai suoi fratelli costrutti, pertanto si dedicò agli studi di artimagia, dimostrando un certo talento per la professione di artefice. Dallo spirito indipendente e animato dal desiderio di vedere il mondo, intraprese un viaggio attraverso il Breland. Vagò per la regione conoscendo persone e ampliando il suo bagaglio culturale, fino a giungere ai confini nord dove si stendono le Terre dell'Eldeen. Lì incontrò Skado, un morfico PassoLungo, particolarmente socievole e dotato di spirito d'avventura. Fu proprio lui a battezzarlo Pilgrim, pellegrino.

«Di che ti lamenti amico? I fulmini stasera sono davvero fantastici ed in fondo la pioggia è una cosa naturale.», replicò Kherydan «Ma tu, riesci a comprendere la potenza e la bellezza della natura, forgiato?»
«E' solo un costrutto senziente, non puoi aspettarti nulla di più di quel che ti darebbe un omuncolo.», rispose sprezzante Jagoren. E senza dare il tempo a Pilgrim di replicare, aggiunse: «Beh, io vado al Museo Dezina. Sono stato invitato, come rappresentante del mio casato, ad una mostra di archeologi di Morgrave di ritorno da Xen'Drik. Ci vediamo dopo.» e si allontanò senza voltarsi.
Il morfico rimase perplesso e mormorò: «Ma chi si crede di essere?»

Skado, ranger delle Terre dell'Eldeen, lo si definirebbe un tipo amichevole e generalmente di buon umore. Del suo passato non parla mai, non ama la violenza gratuita, e non uccide a meno che non sia strettamente necessario; ma la sua peculiarità più spiccata è la curiosità, e spesso per questa, si è cacciato nei guai. Si distingue nel combattimento corpo a corpo, ma diventa micidiale se imbraccia il suo arco lungo. Per farla breve, un ranger morfico dell'Eldeen.
Opposto, per così dire, a Jagoren.
Skado e Pilgrim nel loro girovagare, mentre visitavano la città di Starilaskur, fecero la conoscenza del nobile Jagoren d'Deneith, della Gilda dei Difensori. L'incontro non fu dei più cordiali, visto che Jagoren aveva indenzione di ucciderli perché convinto che fossero due sicari, inviati ad uccidere il suo cliente. Risolto l'equivoco, Jagoren si incuriosì ai racconti dei due vagabondi e di punto in bianco decise che per meglio servire il casato (e le sue sfrenate ambizioni), avrebbe dovuto fare esperienza come avventuriero. Si unì così ai due e puntarono verso sud, seguendo la strada mercantile.

«Il solito sbruffone...» rispose Kherydan e, sistemandosi la spada, avanzò impettito.
Gli altri lo seguirono.

Dei quattro, certamente il più misterioso era il riedrano dall'oscuro passato Kherydan. Di lui ha rivelato solo di essere fuggito anni fa da un piccolo villaggio di Riedra chiamato Khel. Valente in combattimento, generoso ed altruista con gli amici, dal fascino esotico e con una dialettica persuasiva fuori dal comune, sembra davvero uno uomo che non ha nulla a che spartire con la gente del Khorvaire.

Dopo circa un'ora, mentre attraversavano la passerella che porta a Torre Dalannan a est di guglia Kelsa, Kherydan scorse qualcosa, a circa 20 metri da loro.
Nella penombra del velo di pioggia, semi-nascosta dalle ombre delle lanterne perenni, una figura incappucciata si ergeva innanzi a loro, e ai suoi piedi, una sorta di fagotto indistinguibile dalla loro posizione.
«Ehi, guardate là», sussurrò Kherydan.
«Andiamo a vedere», suggerì Skado e avanzò di un paio di passi.
Un fulmine balenò in cielo delineando i contorni della figura e della lunga lama che spuntava dalla sua manica.
«Per tutti i demoni!» imprecò Pilgrim.
La figura sul ponte si voltò verso di loro.
Kherydan, avanzò a sua volta e continuò a fissarla, in segno di sfida.
Con uno scatto fulmineo, la creatura si lanciò verso di loro.

Kherydan mise mano alla spada, Pilgrim estrasse la sua balestra leggera da polso e Skado fece un altro passo in avanti, tendendo una mano e intimando: «Fermati! Fermati!»
L'essere continuò a correre ed arrivato ad un passo da loro, allargò le sinuose braccia e spiccò un balzo straordinario. Ruotando acrobaticamente su se stessa, saltò oltre la balaustra, nel vuoto.
I tre rimasero un istante a bocca aperta e poi corsero sul bordo a verificare.
Sparita. Probabilmente era troppo buio per notare qulacosa.
Si trovavano a circa mille metri di altezza, nulla sarebbe sopravvissuto a quel salto.

«Lì c'è qualcosa. Venite! Andiamo a controllare!» incalzò il morfico.
Avvicinatisi al ponte di Guglia Kelsa, trovarono riverso a terra, in una pozza di sangue, un uomo brizzolato vestito con abiti distinti e con una sacca di ottima fattura stretta nella mano destra.
Skado lo girò, e risultò subito evidente che era morto. La ferita che gli squarciava il petto gli era stata inferta da pochissimo.

«Per la pelle del Simulacro!», imprecò Skado: «Scommetto che quel folle che si è gettato di sotto, è l'assassino!»
«Già... e ci è scappato...», commentò Kherydan.
«Beh, diamo un'occhiata a questa sacca...» e Skado iniziò a frugare: «Ehi! Una mela! Beh... tanto a lui non serve più...» e il morfico diede un morso.
«A volte stupisci pure me...», commentò il forgiato.
«Qualche moneta, qualche foglio di carta con pennini... mmm... niente di che... si direbbe uno studioso, o qualcosa di simile... Ah, il suo documento e... interessante... dai un'occhiata a questo Kherydan.» e Skado porse al Riedrano un piccolo libretto nero.
Giusto il tempo di prendere in mano il libro, quando: «Ehi! Non avete sentito?»
«Cosa?»
«Un rumore... come un tintinnio metall.... ATTENTI!!!!» e con un balzo all'indietro Kherydan evitò un fendente mortale, che però lo ferì alla spalla sinistra.
Lo schianto fu terribile.
La creatura che avevano visto sparire oltre la balaustra, era piombata su di loro dal... cielo!
La lama aveva proseguito la sua corsa, colpendo non mortalemente il suo bersaglio, schiantandosi infine a terra, seguita dal suo prorietario.
L'arma s'infranse e per l'impatto parte della pavimentazione si frantumò, creando un piccolo cratere attorno corpo inginocchiato dell'essere.
La creatura si sollevò in piedi lentamente.
Con un movimento del polso, la lama spezzata rientrò nella manica seguita da un tintinnio di ingranaggi.
Abbassando il cappuccio ed estraendo un'ascia, la creatura puntò i suoi freddi occhi rossi sui tre compagni basiti.

L'assassino.
Un forgiato.

Zol, Decimo giorno di Barrakas
Cronache di Eberron – 998 AR

Nessun commento: