lunedì 30 giugno 2008

Antiche rovine, nuovi pericoli

«Siamo nel posto giusto. Vediamo che c’è alla fine del tunnel» incalzò Jagoren.
E il gruppo di amici, avanzò lungo il canale di scolo.


Il canale terminava in un bivio.
A sinistra una grata bloccava il passaggio.
A destra il canale precipitava nelle profondità per diversi metri, per andare probabilmente a ricongiungersi con il fiume pugnale.


«E adesso?» chiese Jagoren.
«Adesso cerchiamo la porta.» rispose Kherydan.
«La mappa indica che si trova qui, da qualche parte…» suggerì Pilgrim.
Ed iniziarono ad esaminare le pareti della fognatura.
Dopo diversi minuti, Pilgrim, notò che su un tratto di parete, vicino al baratro, uno stemma appariva in rilievo.
«Ehi! Date un’occhiata qua. Mi ricorda qualcosa…».
Passando le loro mani vicino al simbolo, questo pulsò di un bagliore leggero, svelando un simbolo simile a quello visto sul diario di Bonal.
«È come il simbolo che c’è sul diario!» interruppe Kherydan.
«Già… Peccato non averlo con noi…» commentò freddo Jagoren.
«Questa deve essere la porta di cui parla la mappa. Posso provare ad aprirla.» ed estrasse dal suo zaino una serie di attrezzi da scasso.
Cercarono per diversi minuti di scassinare la porta, poi d’improvviso, si senti un rumore. Come un meccanismo che si innesca. Tre fori davanti a loro si aprirono, e senza dar loro il tempo di reagire, fuoriuscirono getti di una sostanza corrosiva, che li investì in pieno petto.

I tre caddero nel canale di scolo che in parte lenì le loro ferite.
«Una maledetta trappola…» sussurrò Jagoren mentre si risollevava.
«Dobbiamo trovare il modo di superarla. Sono convinto che è qualcosa di simile a quello usato da Lady Elaydren.» suggerì Kherydan.
«L’anello Cannith…» rimuginava Pilgrim «Il simbolo del Diario… Il simbolo sulla porta… Mmm… dov’è che l’ho già visto…? Ah! Ora ricordo!» ed estrasse dalla sua borsa la mappa di Elaydren.
In un angolo presentava lo stesso simbolo in mithral.
Lo avvicinò a quello sulla porta e una serie di ingranaggi iniziarono a muoversi dentro le pareti.
E la porta si aprì.

Davanti a loro un buco di circa 2 metri di diametro si apriva sull’abisso.
Una leggera brezza proveniva dalle profondità.
Jagoren accese una torcia e la lanciò nella voragine. Cadde diversi metri più in basso e sembrò rotolare.
«Dovremmo arrivarci senza problemi. Prepariamo le corde.» ordinò.
Dopo una discesa di una ventina di metri, il condotto, le cui pareti erano composte di terreno umido compresso dal peso della città, iniziava ad inclinarsi ed allargarsi, fino a divenire un vero e proprio corridoio.
Raccolta la torcia, i tre proseguirono.
La spirale li condusse sempre più in basso, nelle antiche viscere della Torre Dorasharn.
Dopo circa cinque ore, i compagni raggiunsero la fine del tunnel.

Davanti a loro un’immensa stanza. Buia.
Percepirono quasi immediatamente il ronzio costante provenire alla loro sinistra.
«Che cosa sarà?» chiese Kherydan
«Non lo so, ma non mi piace. Meglio tenersi su questo lato» indicò Jagoren.
«Si. Meglio.» concluse Pilgrim.
Con la torcia bene alzata entrarono nella stanza. Solo rovine intorno a loro. La volta era immensa. Le pareti erano mescolate alla nuda roccia, come avessero costruito scolpendo la montagna stessa.
Dopo pochi passi che percorsero sul lato destro, il rumore si fece più intenso.
«Sembra un brulicare di insetti.» commentò Pilgrim.
«E sta venendo qui, dannazione!» imprecò Jagoren.
«Questo lì terrà a bada almeno per un pò, spostatevi.» e Kherydan lanciò un bastone fumoso in direzione del ronzio.
Ci fu come uno scatto nel ronzio, che poi si disperse.

Arrivati nei pressi di una costruzione distrutta, Pilgrim spiegò che doveva risalire a millenni fa.
Mentre avanzavano verso nord, incrociarono due orrendi topi dalle dimensioni smisurate che li attaccarono con ferocia.
Jagoren con un guizzo rapidissimo assestò due colpi con una tale potenza, che i corpi corazzati degli orridi animali furono schiantati.
Pilgrim e Kherydan rimasero a bocca aperta.
«Bestiacce…» fu il suo unico commento.

Proseguendo con cautela, raggiunsero una costruzione apparentemente intatta, sovrastata da una cupola di metallo.
Due enormi battenti di mithral, chiudevano l’entrata.
Incisi nel metallo si stagliavano due copie identiche del simbolo rappresentante l’antico stemma dei Cannith: il martello che sovrasta l’incudine.
«La Forgia Dimenticata, finalmente.» commentò Pilgrim.
Far, Tredicesimo giorno di Barrakas
Cronache di Eberron – 998 AR

Nessun commento: