sabato 6 settembre 2008

Dall'Incudine Infranta al Pugno Serrato

Quando giunsero alla stazione di recapito si resero conto immediatamente che qualcosa di terribile era avvenuto.
La porta era scardinata e si vedevano ancora fogli svolazzare in aria.
Entrarono con circospezione, armi in pugno.
Ad un lamento si diressero verso il bancone e trovarono la gnoma riversa a terra che stava riprendendo i sensi.
«Cos’è successo? Dimmi!» le chiese Kherydan mentre le sosteneva la testa.
Aprì leggermente gli occhi con un lamento, ma poi svenne di nuovo.
«Ha preso una brutta botta in testa. Non credo potrà riferirci molto.» concluse.
«Qualcuno stava cercando qualcosa.» constatò Jagoren mentre esaminava la stazione.
Diedero un’occhiata alla stanza, ma non trovarono nulla, quindi uscirono per cercare aiuto.
Appena fuori la loro attenzione fu catturata da qualcosa che volteggiava nel cielo.
Un gigantesco gufo virò in picchiata su di loro appena li scorse.
Estrassero le armi convinti dell’imminente attacco, ma a pochi metri dalle loro teste, con un colpo d’ali il gufo si alzò di nuovo alto nel cielo, lasciando però cadere una pergamene arrotolata proprio in mezzo agli avventurieri.
La raccolsero ed aprirono:

«Di corsa! Le mie sensazioni alla fine erano giuste.» concluse Jagoren, e corsero via.
Arrivati all’Incudine Infranta trovarono Lady E. seduta ad un tavolo, con gli occhi che scattavano ansiosi ad ogni movimento.
Li accolse calorosamente, decisamente sollevata nel rincontrarli.
«Ci sono addosso! Vogliono lo schema!» disse agitata, «Prendete! Qui troverete tutto quel che vi serve.» e porse loro uno zaino.
Stavano per aprirlo e chiedere spiegazioni, quando uno schianto divelse la porta e un gruppo di coboldi guidati da un forgiato fece irruzione.
«Il mio nome è Cutlass!» urlò il forgiato, «E tu umana, hai un oggetto che appartiene al mio Signore!» e sparò un quadrello in direzione di Elaydren.
Fu l’inizio di una battaglia furiosa, alla fine della quale Cutlass cadde schiantato dall’ascia di Jagoren insieme a due dei coboldi mercenari, mentre gli altri si diedero alla fuga.
Durante la confusione della lotta, Lady E. si era dileguata e i quattro amici si ritrovarono ad ispezionare il contenuto dello zaino.
«A parte questa strana piccola verga, c’è l’equipaggiamento sufficiente ad una settimana in missione.» osservò Skado.
«Si, ma quale missione?» commentò sarcastico Kherydan.
«Questa» e Pilgrim lesse a tutti il contenuto di una lettere che trovò su una tasca dello zaino.


«Visto le due lettere di credito Lyrandar e Orien» indicò Kherydan, «dobbiamo scegliere se viaggiare via terra o via mare.»
«La più veloce?» chiese il guerriero
«Via mare ovviamente» rispose il ranger morfico
Vista l’occhiata d’intesa tra tutti Jagoren concluse: «Allora è deciso. Spero che nessuno soffra il mal di mare», e si diressero a passo svelto al porto di Sharn.

Si imbarcarono sulla nave Lyrandar battezzata Cresta dell’Onda, guidata dal veterano capitano Bryger, membro della gilda degli invocatori della pioggia.
I primi due giorni trascorsero tranquilli. Pilgrim sempre addosso al capitano per conoscere i segreti del galeone a propulsione elementale, Skado a far amicizia con il resto dell’equipaggio, Kherydan a raccogliere informazioni tra i passeggeri e Jagoren sempre sul ponte di prua a scrutare la costa.
La terza notte, mentre discutevano sul resoconto di Kherydan che riportava di un passeggero molto sospetto sceso il giorno prima a Korranberg, che affermava di seguire transazioni commerciali per un certo Veste Rossa, ci fu l’attacco.
Si trovavano come al solito fuori, sul ponte di prua, quando notarono quella strana ed innaturale nebbia.
Jagoren, da esperto militare Deneith, dispose i compagni su tre lati della nave e lui invece salì sulla torretta dell’albero maestro. Dall’alto notò che la nebbia stava chiudendo come un anello la nave nelle sue vaporose spire.
Dalla chiatta fuori babordo si sentiva rumore come di artigli che affondavano nel legno. E in pochi istanti una dozzina di scheletri fecero la loro comparsa sul ponte della nave.
Gli amici, che erano preparati al peggio, li attaccarono immediatamente. Skado guizzava da una parte all’altra, Kherydan sfruttando i suoi manti psionici e Pilgrim con la sua balestra e le sue bacchette, mentre Jagoren bersagliava dall’alto della torretta.
Sembravano avere la meglio, fino a quando non apparve un’oscura figura e puntando il dito su Jagoren, emise due dardi incantati che lo colpirono in pieno. La nebbia oramai aveva avvolto la nave e dalla posizione sopraelevata non vedeva più nulla. Decise quindi di scendere, anche perché aveva udito un urlo di agonia di Skado, probabilmente accerchiato da troppi scheletri.
Una volta sceso, si lanciò nella mischia e si dimostrò determinante nell’aiutare Pilgrim e Skado, che nel frattempo versava a terra in gravi condizioni.
Mentre la nebbia si dileguava, la figura avvolta nell’oscuro pastrano rimaneva immobile eretta sulla paratia della nave a fissare i quattro avventurieri. Poi, lasciandosi cadere indietro, scomparve nelle acque della baia del Kraken.
Chi era quella figura oscura? Ancora forgiati? O erano altri che volevano fermarli?
Domande sollevate, che non avrebbero mai avuto risposta. Almeno non adesso.
Giunsero a Rhukaan Draal nel pomeriggio del giorno seguente. Salutarono il capitano Bryger, che ancora li ringraziò per aver difeso la sua nave e disse loro che non se ne sarebbe mai dimenticato.

Seguendo le indicazioni della lettera, giunsero al mercato sanguinario. Quella che un tempo era una città di frontiera del Cyre, ora è la più importante città del Darguun, il regno dei goblin. L’architettura fine cyrana viene forzatamente fusa con la grezza arte muraria dei genieri goblinoidi, dando la sensazione a chi la attraversa, di trovarsi in una città decadente.
Mentre camminavano meditavano sugli avvertimenti di Bryger: evitare di comprare qualsiasi cosa a meno che non fosse strettamente necessario, e soprattutto, non importunare per nessun motivo i mercanti, altrimenti i goblinoidi del Lhesh Haruuc, il re dei goblin, li avrebbero condotti alla Torre Nera, da cui non sarebbero mai più usciti.
Seguendo le indicazioni della lettera di Lady E. chiesero della locanda del Pugno Serrato, ma nessuno dei mercanti sembrava intenzionato a dar loro retta.
Fino a quando non si trovarono di fronte all’imprevisto.
Sotto una tenda, sopra una cassa per sembrare più alto un goblin dalla voce familiare si dava da fare per vendere la sua merce:
«Venite nobili signori! La migliore merce dalla metropolitana Sharn!».
«Non ci posso credere…» fu il commento di Skado
«Ma è proprio lui?» chiese Kherydan
«Certo che lo è! E bisogna dargli atto che è davvero bravo! È la tenda con il maggior affollamento di clienti.» commentò Pilgrim
«Rimane sempre un maledetto imbroglione…» obiettò Jagoren, nel riconoscere Skakan, il goblin mercante del topo di Sharn.
«Potrebbe anche essere la nostra unica occasione di trovare il Pugno Serrato.» suggerì Skado.
«Ci parlo io però.» e Kherydan si fece largo tra la folla.
Nel riconoscerli Skakan non fu affatto felice, anzi li scrutava con uno sguardo carico d’odio ed allo stesso tempo sadico, conscio che ancora una volta avevano bisogno delle sue informazioni.
Dopo una serrata trattativa, gli amici ottennero che Skakan li guidasse al Pugno Serrato, ma in cambio ottenne ben novecento monete d’oro. Cosa che inasprì ancor più il rapporto con Jagoren. Ma il goblin fu di parola e muovendosi agile tra i cunicoli interni e le oscure vie della capitale del Darguun, li condusse fino alla porta del pugno serrato. Dopo aver sputato per terra e augurando loro di non vederli mai più, si voltò e tornò da dove era venuto.
Entrarono.
Gli unici avventori erano umani, compreso il locandiere che stava lustrando un boccale di terracotta con uno straccio lurido.
Chiesero di Failin, e dopo un momento di indecisione, il locandiere indicò un uomo seduto ad un tavolo in disparte.

Dopo essersi presentati, esposero le loro richieste. L’impressione che maturarono su Failin, fu di considerarlo un uomo pavido e di cui non fidarsi totalmente. Vestito con abiti di ottima fattura e dall’atteggiamento annoiato, non sembrava intenzionato ad aiutare i quattro avventurieri. Specie quando fu menzionata la Landa Gemente.
Anche questa trattativa non fu facile, ma alla fine, dietro un compenso extra, riuscirono ad accordarsi sul prezzo dei suoi servigi.
«Ora che gli accordi sono fissati, possiamo andare al carro.» disse l’ex membro del casato Orien.
«Carro? Quale carro?» chiese Kherydan.
«Il MIO carro, zotici!» sbottò Failin, «Come pensavate di raggiungere la vostra destinazione? In sella a qualche puzzolente animale? Ma guarda con chi mi tocca aver a che fare… Sono proprio caduto in disgrazia…»
Non avendo altra possibilità, i quattro non commentarono e si diressero verso l’uscita con Failin.
«Pensa di tornare, signore?» chiese il locandiere a Failin.

«Certo che lo pensa!» lo anticipò Jagoren aprendo la porta, «Un uomo di classe come lui, non rinuncerebbe mai ai piaceri di questa città!»


Zor, Ventiseiesimo giorno di Aryth
Cronache di Eberron - 998 AR