martedì 25 settembre 2007

Risveglio dall'incubo

Estratto di un racconto perduto. Riconducibili a cronache di eroi sconosciuti o di cui si è persa traccia nella storia. Traduzione non completa, e suscettibile a revisioni.

Senhull Darghullson, esploratore, storico e filosofo dei piani.

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Epoca indefinita
Luogo sconosciuto
Autore anonimo


Da un tempo indefinito, il risveglio era diventato per El, solo il principio di un altro periodo di sofferenza e atrocità.
Non ricordava da quanto tempo era in quella fetida stanza dalle fredde mura nere. Non ricordava da quanto tempo era legato mani e piedi a quel tavolaccio. Torturato. Tenuto in vita per il sollazzo dei suoi carnefici.
Non aveva memoria della prima volta che vide quelle orribili candele dalla fiamma verde, che illuminavano rendendo ancora più orribili e demoniache le facce dei suoi aguzzini.
Il dolore era l'unica sensazione che provava. L'unica certezza che fosse ancora vivo. La sua mente però, non cedeva. Le misture che gli venivano somministrate, avevano lo scopo di piegare la sua volontà, di farlo impazzire. Ma questo non accadde.
Quel giorno (o forse notte), l'orbo, grasso, viscido capo di quegli esseri immondi era stato particolarmente sadico. Dopo barbare sevizie, il mezzelfo svenne. E fu la sua salvezza.
El si destò con una strana sensazione. Era intontito per le torture, ma percepiva che qualcosa stava accadendo.
Intorno a se, gli strumenti degli immondi oscillavano tintinnando. Il tavolo a cui era legato, vibrava. E nell'aria si udiva un brusio crescente. Cadde un falcione, e delle lance accanto a lui. Improvvisamente, la gamba sinistra del suo tavolo cedette, facendo cadere l'angolo dove era legata la sua mano destra, proprio sopra la lama del falcione.
Il laccio venne reciso.
Dopo qualche momento di stordimento, misto ad incredulità, El esaminò la propria mano destra, miracolosamente indenne. Faceva fatica a muovere sia la mano che il braccio da troppo tempo incatenati. Ma realizzò.
Speranza...
Resosi conto, con dolore liberò anche l'altra e le gambe. Si trascinò sul bordo, e si lasciò cadere a terra. Il pavimento freddo come il ghiaccio, lo svegliò. Fece forza, appoggiandosi a quello che fino a prima era il suo giaciglio, e si tirò in piedi.
In bocca aveva ancora la morsa, che gli avevano messo, più per precauzione contro le sue arti arcane, che per tortura. Se ne liberò, e si massaggiò la mandibola dolorante. Sentì allora, la ruvidezza e le increspatura della sua guancia. Si tastò tutto il volto, comprendendo che tutto il lato sinistro del viso era stato martoriato. Si aprì la giubba di stoffa ed osservò il suo corpo. Era ricoperto da un'infinità di ferite cauterizzate con parassiti, ustioni da acido e cicatrici profonde su tutto il corpo. In particolare avevano, infierito sul petto e addome. L'amarezza gli salì in bocca, come un conato, e le lacrime scesero silenziose e calde.
Sentì un rumore. Un lamento.
Si accorse solo in quell'istante, di non essere solo.
Altri tre tavoli di tortura erano intorno a lui.
Si avvicinò a quello, da cui proveniva il lamento. Una giovane umana era stesa supina, trafitta da centinaia di spilli. Uno spettacolo orribile. Gli spilli erano conficcati in profondità nella carne, più o meno in corrispondenza dei nervi.
"Liberami..." - Con un filo di voce, la supplica della ragazza arrivò alle orecchie di El.
Il mezzelfo, fece oscillare delicatamente uno degli aghi, per comprendere l'entità del dolore. La giovane emise un gemito. El non sapeva come comportarsi.
"Tirali fuori... Non ti preoccupare..." - A quelle parole, il mezzelfo, ne estrasse uno con delicatezza, ma deciso. Un respiro spezzato, fu l'unica reazione della donna. Continuò così, fino a quando, El ripulì l'intero braccio sinistro.
"Aiuta lui ora." - Disse la donna indicando, con il braccio libero, un zona buia della stanza. "Qui posso andare avanti da sola. Su, sbrigati."
El, passando accanto ad un'altro tavolo dove giaceva un cadavere martoriato, si apprestò ad un uomo svenuto pesantemente incatenato ad un tavolo di tortura.
Al suo approssimarsi per liberarlo, si destò e prese a dimenarsi, con incredibile forza.
"Non temere. Sono qui per liberarti." - Disse il mezzelfo. Il volto del prigioniero si girò verso di lui in silenzioso assenso. Il mago, si accorse che era un elfo. Un possente elfo. Non ne aveva mai incontrato uno con una stazza e fisico come quello.
Una volta liberato dalle catene, lo aiutò a scendere e a tirarsi in piedi.
Si avvicinarono entrambi all'umana, e videro che si era completamente liberata.
Rimasero qualche istante a fissarsi.
"Il mio nome è Elendithas, della famiglia Arborshate. Potete chiamarmi El. Voi come vi chiamate?" - si presentò il mezzelfo. I due fecero un cenno, come per rispondere, ma le parole morirono loro in bocca.
"Non riesco a ricordare... E' tutto nebuloso..." - disse la donna.
"Non posso... mi fa male la testa... Maledetti! Perché?" - si infuriò il guerriero.
El spiegò loro che era l'effetto delle droghe dei loro aguzzini. Sarebbe sparito nel giro di qualche giorno. Con lui avevano avuto un effetto minore, in quanto i suoi studi alchemici, gli avevano permesso di riconoscere alcune di quelle sostanze, e di conseguenza seppe come comportarsi.
"Dobbiamo uscire di qui." - interruppe la giovane donna.
"Si. Non ricordo nulla, ma la faccia schifosa di quell'essere è vivissima nella mia memoria... Non vedo l'ora di affrontarlo ad armi pari!" - esplose il valoroso guerriero.
"Sarebbe meglio trovare delle calzature, più che affrontare qualche altro pericolo..." - rispose il mezzelfo, facendo notare che erano tutti a piedi nudi, e che il pavimento era terribilmente freddo. Ghiacciato. In effetti, se non fosse stato così scuro, lo si poteva confondere tanto era gelido.
La donna era già su una delle due porte della sala, e invitò gli altri ad osservare che era scardinata. Dava su un corridoio debolmente illuminato da fetide candele verdi. L'elfo raccolse il falcione, El una lunga spranga di ferro usandola come sostegno e la donna un attrezzo di tortura, simile ad un pugnale ed alcuni aculei di metallo, affermando che potevano essere utili per aprire qualche serratura.
Dopo aver controllato che non vi fossero guardiani, i tre superarono la porta infranta, e iniziarono ad attraversare il corridioio.
Sulla loro sinistra si stendeva per diversi metri, una lugubre fila di fredde candele. Sulla loro destra, una serie di celle di quattro metri quadrati. Inumane. Le aprirono lentamente per constatare se poteva esserci qualche altro disgraziato da aggregare al gruppo di fuggiaschi.
Esplorarono così, alcune celle, ma improvvisamente, da una cella poco più avanti la porta iniziò ad aprirsi da sola. Lentamente. Verso l'interno.
Il guerriero elfo, ordinò ai due di stare indietro e si parò di fronte alla porta, falcione alla mano.
Accadde tutto in un batter di ciglia.
Con uno schianto inaspettato, la porta si spalancò e un braccio orribile saettò squarciando il petto del difensore e scaraventandolo a terra mortalmente ferito.
"Noooo!" - fu l'urlo che all'unisono eccheggiò nel corridoio.
La battaglia fu confusa e difficile, ma alla fine i due ebbero la meglio sull'essere fuoriscito dalla cella. Si accostarono al compagno.
"E' vivo, ma molto debole. Non può proseguire in queste condizioni." - disse l'umana, sostenendo la testa dell'elfo svenuto. El, si ricordò di alcune pozioni su un tavolo nella stanza dove erano prigionieri. Adagiarono il ferito in una delle celle. Tornarono indietro.
"Uno zombie. Una creatura non-morta. Probabilmente un tempo, era un prigioniero." - commentò El, passando accanto a ciò che restava dell'essere che li aveva attaccati.
Una volta di fronte al tavolo su cui erano posate nove giare di vetro contenente varie misture, l'alchimista iniziò ad esaminarle. Dopo diversi minuti, tornò dalla donna e dal ferito con il risultato. Spiegò che non era in grado di capire quale fosse quella che gli aguzzini usavano per tenerli in vita. Suggerì di provare sul cadavere del torturato.
Il mezzelfo aveva preparato tre fialette di colore diverso, una con un liquido blu, una con una sostanza viscosa lucida e una fatta con una miscela delle due. Presa quest'ultima la versò sul torace del cadavere. Presentava molte ferite ancora fresche e forse avrebbero accennato a rimarginarsi, confermando che aveva trovato la giusta posizione.
Attese qualche istante fissando le ferite. Non accadde nulla.
Prese la fialetta blu, e la versò sulla testa del morto e rimase ad osservare. Di nuovo nulla. Avvicinò quinid il volto per osservare meglio, e all'improvviso la testa del morto si protese verso di lui serrando la mascella in un morso ringhiante. El, si rovesciò indietro nel tentativo di salvarsi, e ringraziò gli dei che l'essere era ancora saldamente legato.
Il non-morto si dimenava con furia, ed il mezzelfo fece cenno alla ladra di finirlo, prima che si liberasse. Ella lo colpì, frantumandogli la molle testa, con una spranga.
Con occhi spenti dalla tristezza osservarono per brevi istanti i resti immobili della creatura.
Tornarono dal compagno ferito.
"Proverò su me stesso. Almeno per ora, sono vivo. Non posso rischiare di ucciderlo per la mia memoria labile." - e detto questo, il mago alchimista si fece un piccolo taglio sul braccio e trangugiò un sorso della fialetta contentente la mescola. La sputò immediatamente, affermando che era impossibile fosse quella giusta.
Bevve quindi un sorso di quella blu. Sentì quasi immediatamente un torpore di sollievo, che fece sparire il bruciore del taglio e fermò il sanguinamento. Provò quindi a spalmare la densa sostanza incolore sulla ferita e notò la cicatrizzazione istantanea della ferita.
Gli fecero bere la pozione blu e curarono tutte le ferite del guerriero, che dopo qualche minuto si riprese, ringraziando i compagni.
"La strada in quella direzione è chiusa. Dobbiamo tentare la fuga da lì." - disse la ladra indicando una porta seminascosta, che gli altri due non avevano notato.
Osservando attraverso la grata sopra lo stipite, videron una stanza vuota e debolmente illuminata dalle macabre candele. Aprirono con cautela la porta ed entrarono.
Nessuna presenza. Con aria circospetta si guardarono attorno.
Rastrelliere di alabarde, bastoni e lance, scudi, spade di varie taglie, armature di ogni tipo, archi, balestre e munizioni. Erano nell'armeria della prigione.
Armati e vestiti, si diressero verso la porta alla sommità della stanza.
Lentamente la aprirono.
Davanti a loro una stanza buia e silenziosa. La giovane ladra fece un passo nella stanza, per osservare meglio. In fondo alla sala, un rumore, come lo sfiato di una valvola e un serie di altri suoni, come scatti di ingranaggi, fece sussultare i fuggitivi. Due punti rossi nel buio profondo, presero vita e diressero verso di loro a forte velocità.
"Costrutto guardiano!" - urlò El, per avvertire i compagni, e con una velocità dettata dalla disperazione sparò un dardo dalla sua balestra, colpendo in pieno il forgiato, facendolo ruotare su se stesso, ottenendo di rallentarlo.
Sfruttando l'occasione, la donna con due capriole si gettò verso il muro di destra, e arco teso, scoccò una freccia, conficcandola nell'armatura del costrutto. Questi, si riprese, e continuò ad avanzare verso il guerriero e il mago.
L'elfo sfoderò la spada e si scagliò sul nemico, con un fragore che rieccheggiò per entrambe le stanze, e forse più.
La battaglia vide il mago e la ladra cercare di colpire a distanza il nemico, e l'elfo lottare corpo a corpo. Il nemico era formidabile, ma la furia dell'elfo era superiore, ed in uno scambio la spada colpì la base del collo del forgiato, danneggiandolo gravemente. La ladra, accortasi della ferita, si sfilò l'arco e con un balzo, colpì pesantemente con la mazza. Il guerriero, con un ghigno feroce schiantò la lama sulla testa dell'essere, frantumandola.
Si accostarono tutti e tre ad osservare i resti del guardiano, sconfitto più che da uomini, da tre anime coraggiose.
Un terribile nemico era stato sconfitto, ma non era ancora finita.
La libertà era lontana, ed altri si sarebbero opposti alla loro fuga.

La loro fuga dall'incubo.

lunedì 24 settembre 2007

Incipit

Ebbene questo è l'inizio.
Blog creato.
Ho definito il minimo per grafica e impostazioni.

Ed ora comincia il bello.
I temi che intendo creare sono:
  • Cronache dell'Incubo. Tutto ciò che sta succedendo nella campagna appena allestita dal Nic e in cui [dopo una vita intera...] torno a fare il PG!!! Appena Nicola si deciderà a dirci in che diavolo di ambientazione ci catapultatati, gli assegnerò un nome decente.
  • Cronache di Eberron. Dalle campagne nella mitica ambientazione della Wizards of the Coast. I racconti/avventure del ciclo di "Mosaico", con tanto di materiale per il DM scaricabile
  • Magic the Gathering. Spunti, racconti e altro sul gioco di carte collezionabili. L'unico ed il migliore.
  • Dalla redazione. Gli annunci istituzionali di pubblicazioni, manutenzioni e news dal System Administrator (SysAdmin).

Per ora direi che possa bastare.

Poi vedremo.