Ciao a tutti pubblico questo post come chiarimento per le prossime sessioni.
In particolare va chiarito che abbiamo sbagliato a calcolare la CA di Jagoren.
Semplicemente bonus di potenziamento dello stesso tipo non sono cumulativi, ma si prende quello migliore.
Quindi qui di seguito illustro il calcolo per il nostro poderoso guerriero:
Jagoren
CA base: 10
Scudo: +1
Armatura a scaglie: +4
Destrezza: +2
Totale: 17
Poi possono essere applicati i talenti e/o qualità speciali e/o incantesimi/oggetti.
Maestria in combattimento: deve attaccare in mischia, rinuncia al bonus di attacco (TxC) con range da -1 a -4 e in cambio ottiene da +1 a +4 al TxC. Se non attacca non funziona.
Armatura magica: ottiene +4 CA x 1 ora per livello (avendola dal marchio è considerato LI 1, quindi solo 1 ora)
Scudo della fede: ottiene +2 CA con +1 addizionale ogni 6 livelli fino ad un massimo di +5 al 18° (avendola dal marchio è considerato LI 1, quindi +0 e resta a +2)
Quindi Jagoren se usasse Maestria in Combattimento con -4 TxC e Scudo della fede avrebbe:
Standard 17
+4 Maestria in combattimento
+2 Scudo della fede
Totale 23
Ma sarebbe abbastanza limitato in attacco.
Diciamo che di default varia da 17 a 19, a seconda che abbia usato o meno lo Scudo della Fede.
Ora esaminiamo il ns. ardente Kherydan i cui dubbi erano emersi sull'uso dei poteri.
Per i TS cito pagina 7 del Complete Psionics:
"The Difficulty Class for saving throws against ardent powers is 10 + the power's level + the ardent's Wis modifier. For example, the saving throw against a 6th-level power has a DC of 16 + Wis modifier."
Quindi per comodità direi che quando Kherydan tira una delle sue bordate, dovrà dichiarare anche la CD del TS ed il suo tipo (se c’è). Ad esempio: “CD 17 su Riflessi”. Così il DM (che sarei io) non impazzisce ogni volta con mille calcoli ed il gioco scorre più veloce.
Premesso che venerdì porterò in regalo a Gio il Manuale Completo delle Arti Psioniche (MCdAP) e riporto i chiarimenti sui poteri dell’ardente:
Raggio di energia: (pag 123 MCdAP). Dopo che è stato dichiarato il lancio (si sottraggono i punti potere) Kherydan deve fare un TxC a distanza per colpire l’avversario. Se lo colpisce, si applica il danno. Nessun TS concesso.
Esplosione di Energia (pag 102 MCdAP) non è un raggio (come avevamo erroneamente interpretato) ma una semisfera di energia ectoplasmica il cui centro è Kherydan. Deve essere selezionato il tipo (elettricità, freddo, fuoco o sonoro) e infligge 5d6 a tutti coloro che sono nel raggio. TS su Riflessi o Tempra dimezza. Ora vediamo in base al tipo di energia cosa succede. Elettricità: Manifestare un'esplosione di questo tipo di energia fornisce un bonus di +2 alla CD dei tiri salvezza e un bonus di +2 al livello di manifestazione ai fini di superare la resistenza al danno. Freddo: Un'esplosione di questo tipo di energia infligge +i danno per dado. Il tiro salvezza per ridurre il danno da un'esplosione da freddo è basato sulla Tempra anziché sui Riflessi. Fuoco: Un'esplosione di questo tipo di energia infligge +I danno per dado. Sonoro: Un'esplosione di questo tipo di energia infligge -1 danno per dado e ignora la durezza degli oggetti. Il sottotipo di questo potere è lo stesso del tipo di energia manifestata. Aumento: Per ogni punto potere addizionale speso, i danni di questo potere incrementano di un dado (d6). Per ogni due dadi di danno extra, la CD del tiro salvezza di questo potere incrementa di 1.
Tocco Dissipante (pag 135 MCdAP) abbiamo interpretato correttamente. Nessun TS concesso.
Arma Dissolvente (pag 79 MCdAP) abbiamo interpretato correttamente. Nessun TS concesso, ma dev’essere fatto un TxC a distanza con successo.
Elemental Steward lo tradurrei Assistente Elementale e lo abbiamo interpretato correttamente.
Per ora direi che è tutto.
4dventures
Tutto sul mondo dei Giochi di Ruolo (GDR RPG), Magic the Gathering (MTG) e tutto ciò che è Fantasy
mercoledì 20 maggio 2009
sabato 11 aprile 2009
Ciao Dave...
Con una nota di tristezza sono a riportare la notizia che probabilmente già conoscete: il 7 aprile si è spento Dave Arneson co-creatore insieme a Gygax di Dungeons & Dragons.
La battaglia contro il cancro, si è dimostrata troppo anche per lui.
Sul sito WOTC trovate maggiori info.
Non so voi, ma mi piace immaginare che esista un paradiso dove "tutto si puote ciò che si vuole" e non posso che sperare che Dave e Gary stiano giocando l'eterna partita che si meritano; finalmente immersi nel fantastico mondo che ci hanno donato.
Ciao Dave.
La battaglia contro il cancro, si è dimostrata troppo anche per lui.
Sul sito WOTC trovate maggiori info.
Non so voi, ma mi piace immaginare che esista un paradiso dove "tutto si puote ciò che si vuole" e non posso che sperare che Dave e Gary stiano giocando l'eterna partita che si meritano; finalmente immersi nel fantastico mondo che ci hanno donato.
Ciao Dave.
sabato 28 marzo 2009
Korranberg Chronicle - edizione di Far, 20 Vult 998
L’ultima investitura risale a prima del Giorno della Tragedia
Tre nuovi Difensori Cyrani
La cerimonia tenutasi a Nuovo Cyre è stata diretta da Lord Oargev ir'Wynarn
Breland, Nuovo Cyre.
Ieri pomeriggio, al Palazzo delle Cupole di Nuovo Cyre, era quasi l’imbrunire quando Lord Oargev dava inizio all’investitura di tre nuovi Difensori del Cyre, titolo onorifico tra i più prestigiosi di questa martoriata nazione. La cerimonia si è svolta di fronte ad una piccola folla di cittadini e di curiosi venuti dai villaggi vicini.
Erano circa sessant’anni che una tale onorificenza non veniva concessa. L’ultima risale a Re Connos nel 938 AR.
Questo prestigioso titolo viene offerto solo a valorosi che si distinguono nella difesa della causa del Cyre. Motivo per cui, solo eroi nazionali, generali dell’esercito ed alte personalità cyrane, ebbero l’onore di fregiarsi dell’appellativo di Difensore.
Ma da ieri, questa accezione non è più valida.
Infatti nessuno dei tre neo titolati è originario del Cyre.
Stando a quanto riferito dalle autorità locali, i tre provengono dagli angoli più remoti del continente. Sembra inoltre confermata la notizia che si trovassero per puro caso in questa terre, mentre resta ancora da scoprire cosa li abbia spinti a rispondere alla richiesta di aiuto del maresciallo Ghutred Sandpeak. Secondo quanto riferito dagli astanti presenti alla cerimonia sembra si sia trattato di un puro atto di eroismo. Ma alcune malelingue – che riportiamo solo per dovere di cronaca – affermano invece che avessero bisogno di denaro per comprare un passaggio verso Sharn, e pertanto abbiano solo approfittato della disperazione in cui versava la città.
Ad ogni modo, resta il fatto che questi tre uomini, hanno affrontato gli aberranti pericoli delle Cime Silenti che da tempo infestavano questa regione, e che le abbiano distrutte.
Da diversi mesi, infatti, i cittadini di Nuovo Cyre venivano attaccati in piena notte da orribili creature scese dalle montagne. Le vittime erano sempre cittadini isolati o non capaci di difendersi, come donne, vecchi e bambini. Molti furono atrocemente assassinati, altri rapiti senza lasciare alcuna traccia ed altri erano caduti nel tentativo di contrastare questi mostri figli della follia.
Anche l’amata nipote del reggente, la sedicenne Gwendaline ir’Wynarn, scomparve circa tre mesi fa, rapita mentre dormiva nel suo letto. Di lei non si è più avuta notizia, ed anche se le probabilità di ritrovarla viva sono praticamente azzerate, Lord Oargev continua a sperare.
E proprio una settimana fa giunse in città questo sparuto gruppo di avventurieri, tutti pronti a liberare la città dalle sue paure.
Nota da riportare è anche che questi avventurieri sono gli stessi impavidi eroi che circa una decina di giorni fa attaccarono e distrussero un orrido luogo di culto, uccidendo l’orribile creatura prima che terminasse il suo orribile rituale.
Stando a quanto dichiarato da Frederick Mastar – unico superstite della guarnigione inviata con i tre difensori – i mostri si nascondevano all’interno di un antico mausoleo nel cuore delle Cime Silenti. “Stavamo passando uno stretto sentiero a strapiombo” – continua Frederick – “quando due orribili bestie striscianti e con tentacoli al posto della testa, ci piombarono addosso dalla cima della montagna. È stato orribile. Galand è stato spinto nell’abisso. E non abbiamo potuto fare nulla…”.
Ricordiamo con sincero cordoglio che Galand Tidewind e Sedrick Goodsand sono caduti nell’esercizio del loro dovere, e pertanto decorati con lo Scudo Torre d’Argento. Grado che concede alle loro famiglie di ricevere un sostentamento fino alla maggiore età dei figli, e che garantisce loro l’accademia, se decidessero di servire la nazione.
Non potendo riportare il racconto di Frederick a causa dei dettagli raccapriccianti che riteniamo non adatti ai nostri lettori, concludiamo affermando che il gruppo affrontò i mostri senza il minimo cedimento, dimostrando di possedere doti sia fisiche che magiche straordinarie.
Doti che hanno permesso loro di schiacciarli e liberare Nuovo Cyre dalle aberrazioni.
Onore e gloria quindi a Jagoren d’Deneith, Kherydan e Skado. Da oggi amati e rispettati in tutto il Breland est. Riconosciuti come eroi e Difensori del Cyre.
Dal Breland Est, Gwyar Teblefoot.
Inviato speciale
Tre nuovi Difensori Cyrani
La cerimonia tenutasi a Nuovo Cyre è stata diretta da Lord Oargev ir'Wynarn
Breland, Nuovo Cyre.
Ieri pomeriggio, al Palazzo delle Cupole di Nuovo Cyre, era quasi l’imbrunire quando Lord Oargev dava inizio all’investitura di tre nuovi Difensori del Cyre, titolo onorifico tra i più prestigiosi di questa martoriata nazione. La cerimonia si è svolta di fronte ad una piccola folla di cittadini e di curiosi venuti dai villaggi vicini.
Erano circa sessant’anni che una tale onorificenza non veniva concessa. L’ultima risale a Re Connos nel 938 AR.
Questo prestigioso titolo viene offerto solo a valorosi che si distinguono nella difesa della causa del Cyre. Motivo per cui, solo eroi nazionali, generali dell’esercito ed alte personalità cyrane, ebbero l’onore di fregiarsi dell’appellativo di Difensore.
Ma da ieri, questa accezione non è più valida.
Infatti nessuno dei tre neo titolati è originario del Cyre.
Stando a quanto riferito dalle autorità locali, i tre provengono dagli angoli più remoti del continente. Sembra inoltre confermata la notizia che si trovassero per puro caso in questa terre, mentre resta ancora da scoprire cosa li abbia spinti a rispondere alla richiesta di aiuto del maresciallo Ghutred Sandpeak. Secondo quanto riferito dagli astanti presenti alla cerimonia sembra si sia trattato di un puro atto di eroismo. Ma alcune malelingue – che riportiamo solo per dovere di cronaca – affermano invece che avessero bisogno di denaro per comprare un passaggio verso Sharn, e pertanto abbiano solo approfittato della disperazione in cui versava la città.
Ad ogni modo, resta il fatto che questi tre uomini, hanno affrontato gli aberranti pericoli delle Cime Silenti che da tempo infestavano questa regione, e che le abbiano distrutte.
Da diversi mesi, infatti, i cittadini di Nuovo Cyre venivano attaccati in piena notte da orribili creature scese dalle montagne. Le vittime erano sempre cittadini isolati o non capaci di difendersi, come donne, vecchi e bambini. Molti furono atrocemente assassinati, altri rapiti senza lasciare alcuna traccia ed altri erano caduti nel tentativo di contrastare questi mostri figli della follia.
Anche l’amata nipote del reggente, la sedicenne Gwendaline ir’Wynarn, scomparve circa tre mesi fa, rapita mentre dormiva nel suo letto. Di lei non si è più avuta notizia, ed anche se le probabilità di ritrovarla viva sono praticamente azzerate, Lord Oargev continua a sperare.
E proprio una settimana fa giunse in città questo sparuto gruppo di avventurieri, tutti pronti a liberare la città dalle sue paure.
Nota da riportare è anche che questi avventurieri sono gli stessi impavidi eroi che circa una decina di giorni fa attaccarono e distrussero un orrido luogo di culto, uccidendo l’orribile creatura prima che terminasse il suo orribile rituale.
Stando a quanto dichiarato da Frederick Mastar – unico superstite della guarnigione inviata con i tre difensori – i mostri si nascondevano all’interno di un antico mausoleo nel cuore delle Cime Silenti. “Stavamo passando uno stretto sentiero a strapiombo” – continua Frederick – “quando due orribili bestie striscianti e con tentacoli al posto della testa, ci piombarono addosso dalla cima della montagna. È stato orribile. Galand è stato spinto nell’abisso. E non abbiamo potuto fare nulla…”.
Ricordiamo con sincero cordoglio che Galand Tidewind e Sedrick Goodsand sono caduti nell’esercizio del loro dovere, e pertanto decorati con lo Scudo Torre d’Argento. Grado che concede alle loro famiglie di ricevere un sostentamento fino alla maggiore età dei figli, e che garantisce loro l’accademia, se decidessero di servire la nazione.
Non potendo riportare il racconto di Frederick a causa dei dettagli raccapriccianti che riteniamo non adatti ai nostri lettori, concludiamo affermando che il gruppo affrontò i mostri senza il minimo cedimento, dimostrando di possedere doti sia fisiche che magiche straordinarie.
Doti che hanno permesso loro di schiacciarli e liberare Nuovo Cyre dalle aberrazioni.
Onore e gloria quindi a Jagoren d’Deneith, Kherydan e Skado. Da oggi amati e rispettati in tutto il Breland est. Riconosciuti come eroi e Difensori del Cyre.
Dal Breland Est, Gwyar Teblefoot.
Inviato speciale
giovedì 19 marzo 2009
Ai piedi delle Cime Silenti
Dal Korranberg Chronicles, periodico distribuito e stampato nella maggiori città del Khorvaire.
Strada da Kennrun a Nuovo Cyre - Sul, Ottavo giorno di Vult - Ultim'ora.
Autorità locali - costituite da Guardie della Cittadella d'istanza a Kennrun - riportano di una battaglia svoltasi la scorsa notte ai piedi delle Cime Silenti, nei pressi del ruscello Elsir, tra Cima Martello e Cima Pugno.
Sembra che un luogo di culto in cui si stava svolgendo un folle rituale sia stato letteralmente raso al suolo.
Tracce di lotta sono state rinvenute insieme al cadavere martoriato e deforme di una giovane donna.
Dai pochi indizi rilevati, sembra che almeno tre individui abbiano agito usando armi e poteri sovrannaturali.
Resta da definire se abbiano agito per salvare la donna o se fossero lì per altri motivi ancora da accertare.
Questo gruppo sembra corrispondere alla misteriosa compagnia di avventurieri che emerse qualche giorno fa dalla Landa Gemente, e che affermava di essere stata attaccata da un'ombra nel cuore della notte.
Le autorità non intendono diffondere la loro descrizione dettagliata (ricavata da testimonianze raccolte in un vicino villaggio).
Affermano inoltre che anche se nessun procedimento giudiziario è stato ufficialmente aperto contro di loro, le indagini proseguiranno.
Della compagnia di eroi (o assassini???) si sa solo essere composta da due umani e un morfico.
Le nostre fonti locali riportano che sono stati visti dirigersi verso Nuovo Cyre sulle vie carovaniere.
Raccomandiamo prudenza a chiunque si trovi nelle vicinanze.
Dal Breland Est, Gwyar Teblefoot.
Inviato speciale
Strada da Kennrun a Nuovo Cyre - Sul, Ottavo giorno di Vult - Ultim'ora.
Autorità locali - costituite da Guardie della Cittadella d'istanza a Kennrun - riportano di una battaglia svoltasi la scorsa notte ai piedi delle Cime Silenti, nei pressi del ruscello Elsir, tra Cima Martello e Cima Pugno.
Sembra che un luogo di culto in cui si stava svolgendo un folle rituale sia stato letteralmente raso al suolo.
Tracce di lotta sono state rinvenute insieme al cadavere martoriato e deforme di una giovane donna.
Dai pochi indizi rilevati, sembra che almeno tre individui abbiano agito usando armi e poteri sovrannaturali.
Resta da definire se abbiano agito per salvare la donna o se fossero lì per altri motivi ancora da accertare.
Questo gruppo sembra corrispondere alla misteriosa compagnia di avventurieri che emerse qualche giorno fa dalla Landa Gemente, e che affermava di essere stata attaccata da un'ombra nel cuore della notte.
Le autorità non intendono diffondere la loro descrizione dettagliata (ricavata da testimonianze raccolte in un vicino villaggio).
Affermano inoltre che anche se nessun procedimento giudiziario è stato ufficialmente aperto contro di loro, le indagini proseguiranno.
Della compagnia di eroi (o assassini???) si sa solo essere composta da due umani e un morfico.
Le nostre fonti locali riportano che sono stati visti dirigersi verso Nuovo Cyre sulle vie carovaniere.
Raccomandiamo prudenza a chiunque si trovi nelle vicinanze.
Dal Breland Est, Gwyar Teblefoot.
Inviato speciale
sabato 7 marzo 2009
I guerrieri del sogno
Quando Skado e Jagoren si distesero sui loro letti si addormentarono quasi immediatamente.
Ed il sonno li portò a rivivere le loro recenti esperienze
Il ranger morfico rievocò il suo sogno ricorrente: correre. In un momento stava schizzando tra le viuzze di Sharn, poi era sulla una pianura spoglia della Landa Gemente, infine si trovò in una foresta. Questa foresta era un luogo familiare. Gli alberi secolari, il silenzio e la pace di quel luogo gli fecero comprendere che si trovava al cospetto del Bosco Torreggiante nel cuore delle Terre dell’Eldeen. Riprese a correre, questa volta senza alcun vestito, ebbro della gioia di un morfico passolungo libero di muoversi nel suo ambiente naturale.
Il guerriero rivide la battaglia fuori da Forgiabianca e di come scaraventò lontano il soldato dell’Ordine grazie alla trave. Poi rivisse il terrificante incontro con il vampiro a Cava delle Rose ed infine si trovò a passeggiare per le vie di Atur, la sua città natale, in una grigia aurora. L’oscura piramide del Monastero Scarlatto dominava il paesaggio e Jagoren d’Deneith inspirò profondamente, provando la piacevole sensazione di sentirsi di nuovo a casa.
Le fronde frastagliate degli alberi che come una volta di una cattedrale impedivano alla luce di penetrare la penombra della foresta, coprivano l’euforica corsa di Skado. Come un animale nato in cattività ed improvvisamente libero da ogni costrizione di vita civile, il ranger morfico scorrazzava tra le radure e la boscaglia dell’infanzia. Si fermò per riprendere fiato di fronte ad un pino immenso. Con un balzo saltò sul primo ramo, e continuò ad arrampicarsi sempre più su, verso i rami più alti, fino ad arrivare dove gli alberi che avevano solo pochi secoli non potevano svettare. E lì in cima, in un amplesso di emozioni indescrivibili, contemplò la perfezione e l’immensità della foresta.
E dal cuore scuro del verde, si levò un profondo e lungo ululato.
Quell’ululato vibrò nel cuore di Skado, come se quel suono fosse in risonanza con il suo spirito. Sentì l’impulso irrefrenabile di raggiungere la sorgente di quel richiamo, e con il solo desiderio si ritrovò a terra, correndo.
Si rese conto che quella parte della foresta era diversa. Più cupa. Più silenziosa. Ma continuò, senza indugi.
Ad un certo punto comprese dove si trovava, verso dove stava andando. Si stava dirigendo verso la tetra regione di Bosco Torreggiante nota come Tramonto. Uno dei luoghi più pericolosi delle Terre dell’Eldeen, dal cui centro spesso emergevano aberrazioni che seminavano caos e morte al loro passaggio. Quelle stesse aberrazioni che tanto odiava.
Ma l’ululato si levò ancora alto nel silenzio della notte, ed egli corse verso quel suono, rapito dall’istinto e dalla consapevolezza di un incontro con il destino.
Ed infine giunse al limitare di una radura, e lì smise di correre. Le lune nella porzione di cielo visibile sopra di lui compivano le loro orbite e le loro fasi ad una velocità innaturale, ma non ci fece caso. Il suo sguardo era posato sulla creatura al centro della radura.
Seduto sulle zampe posteriori, un grosso lupo dal manto bianco e nero lo fissava immobile. Skado ebbe la sensazione che lo stesse aspettando.
Con passo cauto emerse dalla foresta e si avvicinò, fino a giungere a pochi passi dall’animale. Questo non si mosse, mentre il morfico si accovacciava sulle quattro zampe. Istintivamente evocò la sua empatia animale per creare un contatto con la bestia di fronte a lui, ma questa sembrava immune.
Trascorse qualche attimo in cui i due si fissarono reciprocamente. Sembrava che il tempo e lo spazio fossero stati congelati. Poi, senza alcun preavviso, il lupo rizzò il pelo, emise un basso ringhio e con un balzo prodigioso coprì la distanza che lo separava da Skado.
In questa visione onirica, Jagoren passeggiava per le strade deserte, con un vento gelido che gli sferzava il volto. E senza rendersene conto, si ritrovò in una piccola piazza. Guardandosi intorno per capire dove si trovasse una voce alle sue spalle lo chiamò:
«Ehi buckler!» e voltandosi vide la faccia dura di Tasra, «Con che coraggio ti presenti al cospetto della gilda?»
«Già!» e al suo fianco ora stava Lalia, crudele gemella di Tasra, «un incapace non è degno di portare il nome del nostro casato» e sputò per terra.
Jagoren sentì la rabbia montare dentro di lui come il soffio di un drago. Si trovò ad impugnare una spada dalla lama nera che alzò in posizione di guardia. Indossava un’armatura di un metallo lucente simile al platino, molto aderente al corpo ornata con delicati glifi e rune in mithral. Al ghigno di sfida delle sorelle, rispose con un fendente così rapido che penetrò il fianco di Tasra, facendola urlare per il dolore.
Le tecniche combinate delle due guerriere erano formidabili, ma Jagoren resistette a tutti gli attacchi. D’altro canto, egli rimaneva sulla difensiva. Anche se non davano alcun segno di stanchezza, ad ogni puntata, ad ogni nuovo colpo, Jagoren aveva la sensazione di poterle sconfiggere. Poi, quasi senza pensare, evocò il potere del suo marchio. Sentì il potere avvolgerlo come se indossasse un’armatura invisibile, e passò all’attacco. Lalia e Tasra giravano intorno a lui tentando di coglierlo alla sprovvista o con un fianco scoperto, ma lo scambio di colpi di Jagoren era sempre più rapido, sempre più potente. Fino a quando con un doppio attacco arrivò a colpire entrambe: Tasra fu trafitta al braccio perdendo la spada e Lalia fu gravemente ferita al ginocchio precludendole la possibilità di camminare.
Stava per finirle, quando, quasi fossero degli spiriti incorporei, i loro corpi si fecero fumosi ed iniziarono a turbinare davanti a lui, mescolandosi e divenendo qualcos’altro. Quel che un momento prima erano Tasra e Lalia d’Deneith ora era un’imponente figura, alta più di due metri, con indosso un’armatura spaventosa, armata di lancia, spada e scudo.
«Che fai?» chiese la figura con voce imponente, «Osi sfidare il tuo signore?»
La lotta tra il morfico ed il lupo era simile ad una zuffa tra cani, ma intramezzata da momenti di studio reciproco.
Se mai qualcuno avesse potuto vederla, sarebbe apparsa una lotta tra due animali selvaggi ed allo stesso tempo tra due creature senzienti. In realtà era una lotta tra due spiriti eletti.
Il lupo morse e graffiò Skado, mentre il morfico colpiva e tentava di immobilizzare l’animale.
Poi, con una mossa di straordinaria agilità, Skado riuscì a salire sulla schiena del lupo, e con braccia e gambe riuscì ad immobilizzarlo.
L’animale, sentendosi in trappola tentò di divincolarsi con potenti strattoni e cercò di azzannare il ranger, ma Skado non cedette.
Dopo vari tentativi, infine, il lupo si rassegnò alla sconfitta e si rilassò. Skado, prudentemente lasciò la presa e quando finalmente furono divisi si sollevarono da terra.
Il lupo lo fissava intensamente e quei profondi occhi blu sembravano comunicare ciò che la parola non poteva esprimere.
Ed in quel momento l’empatia che Skado aveva fallito all’inizio dell’incontro, si creò tra i due spiriti, toccando il morfico fin nel profondo. Percepì con assoluta certezza che l’essere che aveva di fronte fosse lì ad attenderlo da molto tempo. Aveva la sensazione che il loro incontro fosse stato determinato prima ancora che entrambi calcassero il suolo di Eberron.
Allungò la mano, per far sentire al compagno il suo odore.
Il lupo allungò il muso e lo annusò. Poi trascinò il suo capo sotto la mano di Skado, cercando una carezza, un contatto.
E Skado lo abbracciò, come si farebbe con un cucciolo di un cane domestico. Gli grattò le orecchie e pettinò con le dita il pelo della schiena, giocò un po’ con lui ed infine si stese sull’erba della radura guardando le lune e le stelle, ora fisse sulla volta celeste.
Il lupo si accovacciò al suo fianco, posando il muso sulle zampe anteriori incrociate, in attesa di una mossa del suo compagno.
Girando il capo, Skado lo guardò dritto negli occhi. Erano di un blu profondo e scuro come il cielo d’oriente appena dopo che il sole è tramontato.
«Dusk» disse, «Ti chiamerò Dusk», e chiuse gli occhi mentre si sentiva sollevare verso una nuova frontiera del sogno.
Jagoren esitò per un istante, percependo il potere che risiedeva in quella figura.
«Temi la mia potenza?» chiese ridendo il guerriero, come se avesse letto nella sua mente.
«Io non temo nulla!» rispose in sfida Jagoren.
«Nemmeno il tuo Signore? Il patriarca del tuo casato? Colui che hai giurato di servire?»
Jagoren strinse l’elsa della sua spada, incerto sul da farsi.
«Non sai cosa significhi avere vincoli.» continuò la voce roca: «La tua ambizione è solo sfrontatezza. La tua forza è guidata dalla tua vanagloria. E questo ti distruggerà.»
Le nocche della mano di Jagoren erano bianche dalla tensione. Quell’essere lo stava scuotendo da dentro. Sentiva che quel che diceva era un’amara verità. Ma non l’accettava.
«Fallo!» lo sfidò: «Fallo, se ne hai il coraggio!»
E Jagoren non resistette, e attaccò il signore.
Il guerriero lanciò una serie di attacchi estremamente veloci e potenti contro il suo nemico, ma questi sembrava respingerli senza sforzo.
Un colpo passò pericolosamente a pochi centimetri dall’elmo del signore, e questi sembrò reagire spazientito. Un’aura fumosa di energia scarlatta fuoriusciva dall’armatura e un impulso proruppe dal suo essere, e come un’onda d’urto investì Jagoren, che rotolò a terra.
Alzandosi sentì un dolore al petto e si rese conto di avere una profonda bozza all’altezza del pettorale dell’armatura. Se non l’avesse avuta, probabilmente quel colpo lo avrebbe ucciso, pensò.
La lotta impari continuò, e anche se Jagoren subiva ferite ad ogni schermaglia, non erano mai gravi. Dolorose, ma mai mortali. Era certo che quella lotta avrebbe decretato solo un vincitore, e che lo sconfitto avrebbe dovuto pagare un lento stillicidio di agonia. Ebbe la certezza che non esistesse la benché minima possibilità che quel vincitore fosse lui. E mentre sentiva che la vita gli stava scorrendo via, come il sangue che perdeva, per la prima volta nella sua breve esistenza, fu consapevole di non essere all’altezza di quell’incontro. La sua morte era imminente.
Riverso a terra, su una piazza lorda del suo sangue, prostrato ai piedi di un avversario troppo potente per lui, attendeva il colpo di grazia. Ma questi rinfoderò la spada e si posizionò sulla schiena la lancia e lo scudo. Poi si inginocchiò e gli mise il guanto di ferro sulla fronte.
Jagoren sentì il suo corpo pervaso da una sensazione di conforto e ristoro. Sentì le ferite rimarginarsi e le forze tornare. Poi le braccia del suo signore lo afferrarono per il petto e lo alzarono in piedi, quasi fosse un bambino caduto a terra raccolto da un padre premuroso.
Era confuso ed incapace di parlare.
«La strada è lunga e la meta è lontana.» disse con voce calma e fredda.
Gli mise una mano sulla spalla e Jagoren ebbe l’impressione di scorgere un sorriso sotto l’elmo, ma non poté averne conferma, perché tutt’intorno a lui iniziò a pulsare un riverbero. Questo divenne chiarore intenso ed infine luce accecante.
Non vide più nulla e cieco nella luce si sentì cadere nel vuoto del suo sogno.
Sul, Ottavo giorno di Vult
Cronache di Eberron - 998 AR
Ed il sonno li portò a rivivere le loro recenti esperienze
Il ranger morfico rievocò il suo sogno ricorrente: correre. In un momento stava schizzando tra le viuzze di Sharn, poi era sulla una pianura spoglia della Landa Gemente, infine si trovò in una foresta. Questa foresta era un luogo familiare. Gli alberi secolari, il silenzio e la pace di quel luogo gli fecero comprendere che si trovava al cospetto del Bosco Torreggiante nel cuore delle Terre dell’Eldeen. Riprese a correre, questa volta senza alcun vestito, ebbro della gioia di un morfico passolungo libero di muoversi nel suo ambiente naturale.
Il guerriero rivide la battaglia fuori da Forgiabianca e di come scaraventò lontano il soldato dell’Ordine grazie alla trave. Poi rivisse il terrificante incontro con il vampiro a Cava delle Rose ed infine si trovò a passeggiare per le vie di Atur, la sua città natale, in una grigia aurora. L’oscura piramide del Monastero Scarlatto dominava il paesaggio e Jagoren d’Deneith inspirò profondamente, provando la piacevole sensazione di sentirsi di nuovo a casa.
Le fronde frastagliate degli alberi che come una volta di una cattedrale impedivano alla luce di penetrare la penombra della foresta, coprivano l’euforica corsa di Skado. Come un animale nato in cattività ed improvvisamente libero da ogni costrizione di vita civile, il ranger morfico scorrazzava tra le radure e la boscaglia dell’infanzia. Si fermò per riprendere fiato di fronte ad un pino immenso. Con un balzo saltò sul primo ramo, e continuò ad arrampicarsi sempre più su, verso i rami più alti, fino ad arrivare dove gli alberi che avevano solo pochi secoli non potevano svettare. E lì in cima, in un amplesso di emozioni indescrivibili, contemplò la perfezione e l’immensità della foresta.
E dal cuore scuro del verde, si levò un profondo e lungo ululato.
Quell’ululato vibrò nel cuore di Skado, come se quel suono fosse in risonanza con il suo spirito. Sentì l’impulso irrefrenabile di raggiungere la sorgente di quel richiamo, e con il solo desiderio si ritrovò a terra, correndo.
Si rese conto che quella parte della foresta era diversa. Più cupa. Più silenziosa. Ma continuò, senza indugi.
Ad un certo punto comprese dove si trovava, verso dove stava andando. Si stava dirigendo verso la tetra regione di Bosco Torreggiante nota come Tramonto. Uno dei luoghi più pericolosi delle Terre dell’Eldeen, dal cui centro spesso emergevano aberrazioni che seminavano caos e morte al loro passaggio. Quelle stesse aberrazioni che tanto odiava.
Ma l’ululato si levò ancora alto nel silenzio della notte, ed egli corse verso quel suono, rapito dall’istinto e dalla consapevolezza di un incontro con il destino.
Ed infine giunse al limitare di una radura, e lì smise di correre. Le lune nella porzione di cielo visibile sopra di lui compivano le loro orbite e le loro fasi ad una velocità innaturale, ma non ci fece caso. Il suo sguardo era posato sulla creatura al centro della radura.
Seduto sulle zampe posteriori, un grosso lupo dal manto bianco e nero lo fissava immobile. Skado ebbe la sensazione che lo stesse aspettando.
Con passo cauto emerse dalla foresta e si avvicinò, fino a giungere a pochi passi dall’animale. Questo non si mosse, mentre il morfico si accovacciava sulle quattro zampe. Istintivamente evocò la sua empatia animale per creare un contatto con la bestia di fronte a lui, ma questa sembrava immune.
Trascorse qualche attimo in cui i due si fissarono reciprocamente. Sembrava che il tempo e lo spazio fossero stati congelati. Poi, senza alcun preavviso, il lupo rizzò il pelo, emise un basso ringhio e con un balzo prodigioso coprì la distanza che lo separava da Skado.
In questa visione onirica, Jagoren passeggiava per le strade deserte, con un vento gelido che gli sferzava il volto. E senza rendersene conto, si ritrovò in una piccola piazza. Guardandosi intorno per capire dove si trovasse una voce alle sue spalle lo chiamò:
«Ehi buckler!» e voltandosi vide la faccia dura di Tasra, «Con che coraggio ti presenti al cospetto della gilda?»
«Già!» e al suo fianco ora stava Lalia, crudele gemella di Tasra, «un incapace non è degno di portare il nome del nostro casato» e sputò per terra.
Jagoren sentì la rabbia montare dentro di lui come il soffio di un drago. Si trovò ad impugnare una spada dalla lama nera che alzò in posizione di guardia. Indossava un’armatura di un metallo lucente simile al platino, molto aderente al corpo ornata con delicati glifi e rune in mithral. Al ghigno di sfida delle sorelle, rispose con un fendente così rapido che penetrò il fianco di Tasra, facendola urlare per il dolore.
Le tecniche combinate delle due guerriere erano formidabili, ma Jagoren resistette a tutti gli attacchi. D’altro canto, egli rimaneva sulla difensiva. Anche se non davano alcun segno di stanchezza, ad ogni puntata, ad ogni nuovo colpo, Jagoren aveva la sensazione di poterle sconfiggere. Poi, quasi senza pensare, evocò il potere del suo marchio. Sentì il potere avvolgerlo come se indossasse un’armatura invisibile, e passò all’attacco. Lalia e Tasra giravano intorno a lui tentando di coglierlo alla sprovvista o con un fianco scoperto, ma lo scambio di colpi di Jagoren era sempre più rapido, sempre più potente. Fino a quando con un doppio attacco arrivò a colpire entrambe: Tasra fu trafitta al braccio perdendo la spada e Lalia fu gravemente ferita al ginocchio precludendole la possibilità di camminare.
Stava per finirle, quando, quasi fossero degli spiriti incorporei, i loro corpi si fecero fumosi ed iniziarono a turbinare davanti a lui, mescolandosi e divenendo qualcos’altro. Quel che un momento prima erano Tasra e Lalia d’Deneith ora era un’imponente figura, alta più di due metri, con indosso un’armatura spaventosa, armata di lancia, spada e scudo.
«Che fai?» chiese la figura con voce imponente, «Osi sfidare il tuo signore?»
La lotta tra il morfico ed il lupo era simile ad una zuffa tra cani, ma intramezzata da momenti di studio reciproco.
Se mai qualcuno avesse potuto vederla, sarebbe apparsa una lotta tra due animali selvaggi ed allo stesso tempo tra due creature senzienti. In realtà era una lotta tra due spiriti eletti.
Il lupo morse e graffiò Skado, mentre il morfico colpiva e tentava di immobilizzare l’animale.
Poi, con una mossa di straordinaria agilità, Skado riuscì a salire sulla schiena del lupo, e con braccia e gambe riuscì ad immobilizzarlo.
L’animale, sentendosi in trappola tentò di divincolarsi con potenti strattoni e cercò di azzannare il ranger, ma Skado non cedette.
Dopo vari tentativi, infine, il lupo si rassegnò alla sconfitta e si rilassò. Skado, prudentemente lasciò la presa e quando finalmente furono divisi si sollevarono da terra.
Il lupo lo fissava intensamente e quei profondi occhi blu sembravano comunicare ciò che la parola non poteva esprimere.
Ed in quel momento l’empatia che Skado aveva fallito all’inizio dell’incontro, si creò tra i due spiriti, toccando il morfico fin nel profondo. Percepì con assoluta certezza che l’essere che aveva di fronte fosse lì ad attenderlo da molto tempo. Aveva la sensazione che il loro incontro fosse stato determinato prima ancora che entrambi calcassero il suolo di Eberron.
Allungò la mano, per far sentire al compagno il suo odore.
Il lupo allungò il muso e lo annusò. Poi trascinò il suo capo sotto la mano di Skado, cercando una carezza, un contatto.
E Skado lo abbracciò, come si farebbe con un cucciolo di un cane domestico. Gli grattò le orecchie e pettinò con le dita il pelo della schiena, giocò un po’ con lui ed infine si stese sull’erba della radura guardando le lune e le stelle, ora fisse sulla volta celeste.
Il lupo si accovacciò al suo fianco, posando il muso sulle zampe anteriori incrociate, in attesa di una mossa del suo compagno.
Girando il capo, Skado lo guardò dritto negli occhi. Erano di un blu profondo e scuro come il cielo d’oriente appena dopo che il sole è tramontato.
«Dusk» disse, «Ti chiamerò Dusk», e chiuse gli occhi mentre si sentiva sollevare verso una nuova frontiera del sogno.
Jagoren esitò per un istante, percependo il potere che risiedeva in quella figura.
«Temi la mia potenza?» chiese ridendo il guerriero, come se avesse letto nella sua mente.
«Io non temo nulla!» rispose in sfida Jagoren.
«Nemmeno il tuo Signore? Il patriarca del tuo casato? Colui che hai giurato di servire?»
Jagoren strinse l’elsa della sua spada, incerto sul da farsi.
«Non sai cosa significhi avere vincoli.» continuò la voce roca: «La tua ambizione è solo sfrontatezza. La tua forza è guidata dalla tua vanagloria. E questo ti distruggerà.»
Le nocche della mano di Jagoren erano bianche dalla tensione. Quell’essere lo stava scuotendo da dentro. Sentiva che quel che diceva era un’amara verità. Ma non l’accettava.
«Fallo!» lo sfidò: «Fallo, se ne hai il coraggio!»
E Jagoren non resistette, e attaccò il signore.
Il guerriero lanciò una serie di attacchi estremamente veloci e potenti contro il suo nemico, ma questi sembrava respingerli senza sforzo.
Un colpo passò pericolosamente a pochi centimetri dall’elmo del signore, e questi sembrò reagire spazientito. Un’aura fumosa di energia scarlatta fuoriusciva dall’armatura e un impulso proruppe dal suo essere, e come un’onda d’urto investì Jagoren, che rotolò a terra.
Alzandosi sentì un dolore al petto e si rese conto di avere una profonda bozza all’altezza del pettorale dell’armatura. Se non l’avesse avuta, probabilmente quel colpo lo avrebbe ucciso, pensò.
La lotta impari continuò, e anche se Jagoren subiva ferite ad ogni schermaglia, non erano mai gravi. Dolorose, ma mai mortali. Era certo che quella lotta avrebbe decretato solo un vincitore, e che lo sconfitto avrebbe dovuto pagare un lento stillicidio di agonia. Ebbe la certezza che non esistesse la benché minima possibilità che quel vincitore fosse lui. E mentre sentiva che la vita gli stava scorrendo via, come il sangue che perdeva, per la prima volta nella sua breve esistenza, fu consapevole di non essere all’altezza di quell’incontro. La sua morte era imminente.
Riverso a terra, su una piazza lorda del suo sangue, prostrato ai piedi di un avversario troppo potente per lui, attendeva il colpo di grazia. Ma questi rinfoderò la spada e si posizionò sulla schiena la lancia e lo scudo. Poi si inginocchiò e gli mise il guanto di ferro sulla fronte.
Jagoren sentì il suo corpo pervaso da una sensazione di conforto e ristoro. Sentì le ferite rimarginarsi e le forze tornare. Poi le braccia del suo signore lo afferrarono per il petto e lo alzarono in piedi, quasi fosse un bambino caduto a terra raccolto da un padre premuroso.
Era confuso ed incapace di parlare.
«La strada è lunga e la meta è lontana.» disse con voce calma e fredda.
Gli mise una mano sulla spalla e Jagoren ebbe l’impressione di scorgere un sorriso sotto l’elmo, ma non poté averne conferma, perché tutt’intorno a lui iniziò a pulsare un riverbero. Questo divenne chiarore intenso ed infine luce accecante.
Non vide più nulla e cieco nella luce si sentì cadere nel vuoto del suo sogno.
Sul, Ottavo giorno di Vult
Cronache di Eberron - 998 AR
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